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sabato 23 agosto 2008
Arrestato Antonio Bifone, ex cutoliano di ferro, legato al clan Belforte di Marcianise
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mercoledì 20 agosto 2008
Arrestato il ras della fazione dei Liternesi dei Casalesi Cesare Tavoletta

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I Casalesi
Gli scissionisti si alleano con gli Aprea

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Gli Scissionisti si alleano con gli Aprea
venerdì 15 agosto 2008
Sono latitanti i reggenti del clan dei Casalesi.

alberghiere e in società di import-export. Capita, talvolta, che i soldi siano talmente tanti da rendere necessaria un’azione di ripulitura diversa: l’acquisto di una società di calcio di serie A, come la Lazio, ad esempio. Anche se quest’ultimo filone investigativo lascia aperti ancora tanti scenari, al momento inimmaginabili.
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I Casalesi.
I Casalesi vogliono uccidere i P.M.

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I Casalesi.
Ancora una denuncia per Luciano Mazzarella.

martedì 12 agosto 2008
L'Alleanza di Secondigliano: lo scenario probabile dopo l'arresto di Patrizio Bosti.

Arrestato Patrizio Bosti, l'ultimo boss dell'Alleanza di Secondigliano

Fermato il ras del Pallonetto di Santa Lucia Luciano Mazzarella

lunedì 11 agosto 2008
Ecco chi è Antonio De Luca Bossa: figlio di Umberto De Luca Bossa che aveva tentato di evadere nei giorni scorsi.

Cercola: Tenta di evadere il boss Umberto De Luca Bossa
È stato scarcerato di recente per motivi di salute e gli è stata concessa la detenzione domiciliare, dopo moltissimi anni passati dietro le sbrarre per condanne inflittegli quando era un fedelissimo e amico personale di Raffaele Cutolo, padrino della Nco. Ma ieri il boss Umberto De Luca Bossa, 59enne, pluripregiudicato, padre del ras Antonio ”’o sicco” e marito di Teresa, è stato sorpreso fuori dalla sua abitazione di viale Ghandi a Cercola ed è stato denunciato a piede libero per evasione. Solo le sue precarie condizione di salute hanno impedito ai carabinieri del nucleo operativo della compagnia di Torre del Greco, e ai colleghi della tenenza di Cercolala, di ammanettarlo e riportarlo dietro le sbarre. L’ex cutoliano di Ponticelli si è trasferito a Cercola dopo che i Sarno hanno letteralmente cacciato dal Lotto O di via Bartolo Longo tutti gli affiliati al clan de Luca Bossa. E incappato nei controlli dei militari dell’Arma che ieri mattina hanno letteralmente passato al setaccio Cercola e Volla. Umberto De Luca Bossa è un cutoliano della primissima ora. Di lui hanno parlato diversi pentiti della Nuova camorra organizzata. Il maggiore accusato di Umberto De Luca Bossa è stato Guido Catapano, che ha raccontato in aula, durante il maxi-processo del 1985, come De Luca Bossa fu affiliato alla Nco quando era nel carcere di Perugia. Quando il padre era ormai in carcere da diversi anni, Antonio De Luca Bossa ”’o sicco”, ex fedelissimo dei Sarno, cominciò la sua carriera criminale. A soli 17 anni, nel 1989, partecipò alla strage di Ponticelli come killer al soldo del gruppo di Ciro ”’o sindaco” e fratelli. Fino a diventare il proconsole dei Sarno nella zona di Cercola. Il tutto fino al 1998, quando ”Tonino ’o sicco” decise di staccarsi dai Sarno per mettersi in proprio. Ne nacque una sanguinosa faida costata decine di morti ammazzati, anche ”eccellenti”. Il primo atto della faida fu un attentato clamoroso. L’auto del ras Vincenzo Sarno fu imbottita di tritolo durante una finta riunione tra clan e a lasciarci le penne fu Luigi Amitrano, nipote del padrino nonchè suo autista. Poi i Sarno hanno riconquistato tutto il territorio sottratto dai De Luca Bossa e molti degli uomini di ”Tonino ’o sicco” sono passati con il gruppo del rione De Gasperi.
Il detenuto Vincenzo Licciardi, nel 2006 quando era boss dell'Alleanza di Secondigliano, trascorse le vacanze a Saint Tropez

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Il clan Licciardi della Masseria Cardone
La nuova fase della Faida di Scampia ha già fatto 9 vittime.

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Torna la faida di Scampia: già 9 vittime
Sono scappati gli amici di Paolo Di Lauro.
Con le ”piazze” di droga controllate quasi tutte dagli scissionisti e con la paura di finire ammazzati, la maggior parte dei trafficanti dei Di Lauro ha cercato nuove strade per continuare l’attività. Esodi massicci verso altre regioni del paese ma anche all’estero. E lo scorso 17 luglio
un’inchiesta condotta dalla Dda di Reggio Calabria ha scoperchiato un vasto traffico di stupefacenti che dai narcobazar dei Di Lauro arrivava nei depositi del clan Alvaro di Cosoleto, grosso centro reggino. Le indagini erano partite lo scorso anno da una intercettazione telefonica
a carico del boss Patrizio De Vitale, fedelissimo dei Di Lauro ammazzato l’anno scorso durante la faida. Nella telefonata il napoletano parlava con alcuni trafficanti di droga all’estero. Uno spunto che si è rivelato decisivo per arrivare all’emissione di 7 ordinanze di custodia cautelare, eseguite dai carabinieri nei confronti di altrettanti esponenti del clan Alvaro. Ma nel mirino, ma finora solo
a livello di “sospetti”, sono finiti anche alcuni pregiudicati napoletani di Secondigliano. Le indagini, iniziate dai carabinieri del nucleo investigativo di Napoli nel 2005 su un più ampio contesto riguardante la faida di Secondigliano, erano finalizzate ad individuare i canali di approvvigionamento dello stupefacente utilizzati dal clan Di Lauro per importare cospicui quantitativi da distribuire sul territorio nazionale. Un primo sviluppo consentì di individuare pregiudicati partenopei collegati ad un gruppo criminale calabrese, il quale poi si rese autonomo dai pregiudicati di casa nostra impegnati soprattutto nella terribile faida con gli “scissionisti”.
un’inchiesta condotta dalla Dda di Reggio Calabria ha scoperchiato un vasto traffico di stupefacenti che dai narcobazar dei Di Lauro arrivava nei depositi del clan Alvaro di Cosoleto, grosso centro reggino. Le indagini erano partite lo scorso anno da una intercettazione telefonica
a carico del boss Patrizio De Vitale, fedelissimo dei Di Lauro ammazzato l’anno scorso durante la faida. Nella telefonata il napoletano parlava con alcuni trafficanti di droga all’estero. Uno spunto che si è rivelato decisivo per arrivare all’emissione di 7 ordinanze di custodia cautelare, eseguite dai carabinieri nei confronti di altrettanti esponenti del clan Alvaro. Ma nel mirino, ma finora solo
a livello di “sospetti”, sono finiti anche alcuni pregiudicati napoletani di Secondigliano. Le indagini, iniziate dai carabinieri del nucleo investigativo di Napoli nel 2005 su un più ampio contesto riguardante la faida di Secondigliano, erano finalizzate ad individuare i canali di approvvigionamento dello stupefacente utilizzati dal clan Di Lauro per importare cospicui quantitativi da distribuire sul territorio nazionale. Un primo sviluppo consentì di individuare pregiudicati partenopei collegati ad un gruppo criminale calabrese, il quale poi si rese autonomo dai pregiudicati di casa nostra impegnati soprattutto nella terribile faida con gli “scissionisti”.
Maisto nel clan Di Lauro aveva preso il posto di Giuseppe Pica

gruppo inseguì Cardillo fino alla zona conosciuta come “’a vinella”. Qui il 37enne abbandonò l’auto ed imboccò vico Lungo Ponte cercando di arrivare a casa. Ma i killer gli arrivarono alle spalle e lo
massacrarono. Una decina i colpi esplosi che non lasciarono scampo all’uomo, il quale non ebbe modo di rispondere al fuoco.
venerdì 8 agosto 2008
Torna la faida a Secondigliano? Ucciso Ciro Maisto:era il ras dei Di Lauro.

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Ucciso Ciro Maisto: era un ras dei Di Lauro
mercoledì 6 agosto 2008
Mazzarella-Misso-Sarno: questo potrebbe diventare il clan più forte della provincia Napoli
Una delle prime verità che l’allora neo-pentito Salvatore Giuliano confessò ai magistrati antimafia di Napoli, durante i lunghi colloqui in carcere, fu l’esistenza di un cartello di camorra formato dalle famiglie Misso-Mazzarella-Sarno, contrapposto all’Alleanza di Secondigliano. Quello spunto investigativo fu, poi, verificato nel corso di successive e più articolate indagini, che si svilupparono in particolare durante la furibonda faida della Sanità, quando una cimice registrò i dettagli del patto che univa i gruppi del centro storico con quelli di San Giovanni a Teduccio e Ponticelli. Finora, dunque, si è saputo che i Mazzarella e i Misso hanno agito, in coabitazione, nella zona di Forcella e del rione Sanità, per la gestione del racket delle estorsioni e della vendita di
droga, non sempre però con una perfetta coincidenza degli intenti e delle strategie. Da alcune settimane, invece, è convinzione degli inquirenti che una nuova rete di collaborazione si sia allargata ad altre zone della città, tradizionalmente controllate dalla sola cosca mafiosa dei Mazzarella, a cui si sarebbero affiancati i Sarno. Soprattutto nella zona delle Case nuove, dove l’indebolimento dei vecchi padrini ha reso più difficile il controllo dei business illegali, anche alla luce della contemporanea azione sul territorio di una nutrita avanguardia del clan di Eduardo Contini, loro storico nemico. Secondo alcune recenti informative antimafia, infatti, sarebbe stato
raggiunto un accordo tra le due organizzazioni camorristiche per il supporto logistico commerciale al traffico di stupefacenti nella zona del Mercato, dove l’incessante attività di polizia giudiziaria ha ormai quasi decimato la presenza dei Mazzarella, che comunque restano il gruppo di riferimento della zona. Da qui la decisione di affidare alcune fasi dell’attività di approvvigionamento e vendita della droga a esponenti della famiglia Sarno, meglio organizzati e con più uomini a disposizione. Si tratterebbe di un’associazione temporanea di impresa camorristica, che prevede la sostituzione concordata dei capizona e dei colonnelli dei Mazzarella finiti in carcere (o sottoterra) con altrettanti camorristi di Ponticelli, ai quali delegare alcuni compiti specifici. Sembrerebbe, inoltre, che per rendere più agevole il trasferimento dal quartiere della periferia est al centro della città siano stati addirittura sgomberati alcuni appartamenti, nelle disponibilità dei Mazzarella, ora occupati dai nuovi inquilini. Se lo scenario dovesse confermarsi tale anche nei prossimi mesi, e se cioè l’alleanza si consolidasse nel tempo e finisse per rappresentare il tassello di una più ampia riorganizzazione criminale in città, allora si realizzerebbe la previsione di quel magistrato che, parlando a proposito del clan Sarno, lo definì il gruppo camorristico più forte della provincia di Napoli.
droga, non sempre però con una perfetta coincidenza degli intenti e delle strategie. Da alcune settimane, invece, è convinzione degli inquirenti che una nuova rete di collaborazione si sia allargata ad altre zone della città, tradizionalmente controllate dalla sola cosca mafiosa dei Mazzarella, a cui si sarebbero affiancati i Sarno. Soprattutto nella zona delle Case nuove, dove l’indebolimento dei vecchi padrini ha reso più difficile il controllo dei business illegali, anche alla luce della contemporanea azione sul territorio di una nutrita avanguardia del clan di Eduardo Contini, loro storico nemico. Secondo alcune recenti informative antimafia, infatti, sarebbe stato
raggiunto un accordo tra le due organizzazioni camorristiche per il supporto logistico commerciale al traffico di stupefacenti nella zona del Mercato, dove l’incessante attività di polizia giudiziaria ha ormai quasi decimato la presenza dei Mazzarella, che comunque restano il gruppo di riferimento della zona. Da qui la decisione di affidare alcune fasi dell’attività di approvvigionamento e vendita della droga a esponenti della famiglia Sarno, meglio organizzati e con più uomini a disposizione. Si tratterebbe di un’associazione temporanea di impresa camorristica, che prevede la sostituzione concordata dei capizona e dei colonnelli dei Mazzarella finiti in carcere (o sottoterra) con altrettanti camorristi di Ponticelli, ai quali delegare alcuni compiti specifici. Sembrerebbe, inoltre, che per rendere più agevole il trasferimento dal quartiere della periferia est al centro della città siano stati addirittura sgomberati alcuni appartamenti, nelle disponibilità dei Mazzarella, ora occupati dai nuovi inquilini. Se lo scenario dovesse confermarsi tale anche nei prossimi mesi, e se cioè l’alleanza si consolidasse nel tempo e finisse per rappresentare il tassello di una più ampia riorganizzazione criminale in città, allora si realizzerebbe la previsione di quel magistrato che, parlando a proposito del clan Sarno, lo definì il gruppo camorristico più forte della provincia di Napoli.
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L'accordo Mazzarella-Misso-Sarno
L' accordo tra Giuseppe Misso ed Eduardo Contini raccontato dal pentito Giuseppe Misso Junior

venerdì 1 agosto 2008
E' faida a San Giovanni a Teduccio?
Sette pistolettate contro la casa del ras, secondo messaggio intimidatorio dello stesso tipo in un mese. Ma l’altra volta, a fine giugno, la polizia trovò pochi bossoli di proiettili; l’altro ieri sera invece, ne ha raccolti e sequestrati ben dieci di calibro 9x21. Nel frattempo le indagini erano già decollate e la pista resta anche ora la stessa: gli investigatori puntano con decisione al clan Mazzarella. Salvatore Reale infatti, bersaglio dell’ultima sparatoria, avrebbe riavvicinato il suo gruppo ai Rinaldi, storici avversari dei malavitosi con base a San Giovanni a Teduccio. Poco tempo fa si verificarono, quasi contemporaneamente anche se con modalità diverse, diverse scarcerazioni eccellenti che fecero drizzare ancora di più le orecchie agli investigatori che si occupano della malavita di San Giovanni a Teduccio. Prima era tornato libero, senza alcuna misura di sicurezza a carico, proprio il ras dei Reale, dell’omonimo clan originario del rione Pazzigno; poi erano passati dalla cella agli arresti domiciliari due fratelli finiti in manette a settembre 2007 e sospettati di legami con i Mazzarella (nonché congiunti di un altro ferito il 4 luglio a colpi di pistola nel corso di una presunta rapina su cui ancora non c’è completa chiarezza). Cominciamo da Salvatore Reale, tornato a casa in pianta stabile dopo dieci anni di detenzione. È uno stretto congiunto dei boss dell’omonimo gruppo di Pazzigno: Patrizio detto “Patriziotto” e Carmine, soprannominato “o’ cinese”. Il clan, imparentato con i Rinaldi, secondo gli investigatori di carabinieri e polizia negli ultimi mesi si sarebbe riavvicinato alla cosca del rione Villa, quest’ultima storicamente contrapposta ai Mazzarella di San Giovanni a Teduccio con omicidi eccellenti da un lato e dall’altro fin dal lontanissimo 1980. Diversi anni fa i Reale ebbero, loro malgrado, il periodo di massima notorietà. Nell’agosto del ‘97, infatti, frotte di poliziotti con carri blindati ed in assetto anti-sommossa riuscirono a liberare il quartiere di Pazzigno dalla condizionante presenza dei “guaglioni” del clan Reale (poi tornati gradualmente alle abitazioni lasciate). Tra gli sfratti coatti, eseguiti dagli agenti della questura di via Medina, finì anche l’appartamento occupato dalla giovane moglie di uno dei ras e la stessa sorte toccò anche ad alcuni parenti dei fratelli del capoclan Patrizio, Salvatore, Mario e Carmine, quest’ultimo meglio conosciuto con l’appellativo di “ò cinese” ed elemento altrettanto carismatico del congiunto “Patriziotto”. Ma da allora molta acqua è passata sotto i ponti e a Pazzigno il potere dei Reale è ritornato gradualmente, anche se in maniera meno asfissiante. E’ anche un ricordo ciò che accadde nell’ormai lontano 20 gennaio del ‘95, quando la gente del quartiere e i “guaglioni” si ribellarono alle perquisizioni degli agenti, malmenando alcuni poliziotti che avevano bloccato uno spacciatore. Sugli spari contro l’abitazione di Salvatore Reale, in via Pazzigno, stanno indagando i poliziotti della squadra giudiziaria del commissariato San Giovanni a Teduccio. L’intimidazione, secondo informazioni confidenziali raccolte, è stata compiuta da due pistoleri in sella a una motocicletta. I proiettili non hanno provocato danni né feriti, centrando soltanto i muri della palazzina.
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La camorra di San Giovanni a Teduccio
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