Stipendi da mille a 4mila euro al mese - erogati dall’organizzazione criminale casalese e frutto di estorsioni, gestione di videopoker illegali, traffico di armi, riciclaggio, illecita concorrenza, venivano puntualmente versati alla famiglia Schiavone nella persona di Giuseppina Nappa (moglie del boss Sandokan) tra gli arrestati di spicco dell’inchiesta della Dda denominata “Spartacus 3”. Solo la famiglia Schiavone, che rappresenterebbe per numero di affiliati un terzo, circa, degli esponenti della criminalità organizzata del casertano, avrebbe pagato stipendi per 5 milioni di euro l’anno. In particolare la cosca un tempo capeggiata da Francesco Schiavone e ora affidata ai nipoti e alla moglie, Giuseppina Nappa, è composta, stando agli appunti contabili, da 146 persone divise in 11 gruppi. Per bilanciare questi costi e ritagliarsi una fetta di guadagno
consistente per le famiglie dei capi, i Casalesi hanno messo in piedi una rete capillare di estorsioni. Anche questa, in parte ricostruita grazie alla documentazione ritrovata. Nei libri mastri compaiono le tangenti pagate da numerose società al clan, quali ad esempio quelle delle ditte impegnate nei lavori di ammodernamento della ferrovia Alifana, un sistema di trasporto regionale, che vanno dal 3 al 5 per cento dell’importo complessivo dei lavori. E ieri, al momento dell’arresto, Giuseppina Nappa, davanti a fotografi e cineoperatori ha ripreso il piglio di donna di comando e ha detto, alquanto seccata: «Non avete salvato l’Italia». La donna è stata arrestata nell’abitazione dei familiari del marito, dove vive con i sette figli, 5 maschi e due femmine. L’ordinanza emessa dal Tribunale di Napoli su richiesta della Dda è stata notificata alla donna alla presenza del difensore. Ai cineoperatori ed ai fotografi, al momento del trasferimento dalla Questura di Caserta al carcere è apparsa stanca equasi rassegnata, ma poi ha ritrovato vigore entrando nell’auto della polizia. Alla donna sono state sequestrate due auto ed una Vespa nuova di zecca. Giuseppina Nappa, che deve rispondere di ricettazione per avere incassato somme di denaro che l’organizzazione assicura ai familiari degli affiliati reclusi, fu già arrestata negli anni scorsi per truffa aggravata e favoreggiamento del clan dei casalesi, nell’ambito di un’indagine che portò in carcere 85 persone, tutte affiliate alla cosca e che riguardava, per la moglie di Sandokan, la gestione delle aziende agricole e zootecniche Selvalunga ed Abbate; aziende confiscate alcuni mesi prima del suo arresto e di quello di altre donne legate all’organizzazione camorristica.
consistente per le famiglie dei capi, i Casalesi hanno messo in piedi una rete capillare di estorsioni. Anche questa, in parte ricostruita grazie alla documentazione ritrovata. Nei libri mastri compaiono le tangenti pagate da numerose società al clan, quali ad esempio quelle delle ditte impegnate nei lavori di ammodernamento della ferrovia Alifana, un sistema di trasporto regionale, che vanno dal 3 al 5 per cento dell’importo complessivo dei lavori. E ieri, al momento dell’arresto, Giuseppina Nappa, davanti a fotografi e cineoperatori ha ripreso il piglio di donna di comando e ha detto, alquanto seccata: «Non avete salvato l’Italia». La donna è stata arrestata nell’abitazione dei familiari del marito, dove vive con i sette figli, 5 maschi e due femmine. L’ordinanza emessa dal Tribunale di Napoli su richiesta della Dda è stata notificata alla donna alla presenza del difensore. Ai cineoperatori ed ai fotografi, al momento del trasferimento dalla Questura di Caserta al carcere è apparsa stanca equasi rassegnata, ma poi ha ritrovato vigore entrando nell’auto della polizia. Alla donna sono state sequestrate due auto ed una Vespa nuova di zecca. Giuseppina Nappa, che deve rispondere di ricettazione per avere incassato somme di denaro che l’organizzazione assicura ai familiari degli affiliati reclusi, fu già arrestata negli anni scorsi per truffa aggravata e favoreggiamento del clan dei casalesi, nell’ambito di un’indagine che portò in carcere 85 persone, tutte affiliate alla cosca e che riguardava, per la moglie di Sandokan, la gestione delle aziende agricole e zootecniche Selvalunga ed Abbate; aziende confiscate alcuni mesi prima del suo arresto e di quello di altre donne legate all’organizzazione camorristica.
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