Il giorno dopo la celebrazione dei funerali dei due agenti morti per combattere la camorra casertana lo Stato fa sentire la sua presenza. E lo fa infliggendo uno dei colpi più duri che siano mai stati inferti al clan dei Casalesi. Capi, gregari, professionisti insospettabili: ci sono quasi tutti tra i 107 destinatari dell’ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip Capuano su richiesta della Dda di Napoli. Non a caso l’operazione è stata denominata “Spartacus 3”. Per eseguire gli arresti ci sono voluti 500 agenti. Degli arrestati 27 erano liberi, 76 detenuti, 4 sono latitanti. Contemporaneamente agli arresti 600 finanzieri dei reparti del comando provinciale di Napoli e dello Scico hanno eseguito sequestri di beni pari a 100 milioni di euro. Come accertato dagli investigatori, le redini del clan dei Casalesi continuano ad essere ancora in mano a Francesco Schiavone, alias “Sandokan”, alla moglie Giuseppina Nappa, ai nipoti Nicola Panaro, latitante, Sebastiano Panaro, Vincenzo Schiavone, alias “petillo”, ed al boss Mario Caterino, attualmente latitante, condannato all’ergastolo con la recente sentenza “Spartacus”. Otto i gruppi che fanno parte del clan dei Casalesi. Il gruppo principale è quello di Casale, retto dal capo indiscusso Francesco Schiavone. Il secondo è capeggiato da Giuseppe Russo,detto il “padrino”. Il terzo, con competenza tra Santa Maria Capua Vetere e Capua, è attualmente gestito da Vincenzo Conte, alias “nas ’e cane”. Il quarto gruppo è retto da Salvatore Cantiello, alias “Carusiello”. Il quinto gruppo è quello cosiddetto dei sanciprianesi con competenza esclusiva nel comune di San Cipriano d’Aversa, diretto dai boss Giuseppe Caterino, “peppinotto”, e Antonio Iovine, “ninno”. Il sesto gruppo, diretto dal boss Giuseppe Papa, ha il suo nucleo centrale in Sparanise e Pignataro Maggiore. Il settimo, capeggiato da Raffaele Della Volpe, ha per competenza territoriale Aversa. L’ultimo gruppo è retto da Giorgio Marano competente per Trentola Ducenta e Teverola. Su tutti domina la famiglia Schiavone che controlla la quasi totalità delle attività illecite e gestisce la cassa comune con cui pagare gli stipendi ai vari affiliati (circa 300mila euro al mese) dai proventi delle attività illecite. Oltre agli arresti, ieri mattina sono stati sequestrati beni per 100 milioni di euro. L’attività svolta dagli specialisti del Nucleo di polizia tributaria della Guardia di Finanza e dello Scico ha consentito di denunciare 192 prestanome dei Casalesi, di circa 120 società e ditte individuali. Sequestrati, inoltre, oltre 300 tra beni mobili ed immobili (terreni, fabbricati, autoveicoli, cavalli). Sigilli anche ad un negozio di articoli sportivi intestato a Gianluca Bidognetti (figlio di Cicciotto ’e Mezzanotte), e ad un negozio di dischi intestato a Carmine Schiavone (figlio di Francesco alias Sandokan). Le estorsioni ai cantieri servivano per pagare gli stipendi agli affiliati. In un anno il clan Schiavone ha “versato” cinque milioni di euro ai suoi affiliati. È quanto
emerge dal computer del capoclan Vincenzo, sequestrato nel corso della maxi-operazione di ieri.
Le indagini hanno preso spunto proprio dal ritrovamento durante una perquisizione eseguita presso l’abitazione di Schiavone Vincenzo, alias Copertone, di diverse liste riportanti, divisi per zona, i nominativi degli affiliati e rispettivi capi zona e lo “stipendio” percepito da ciascuno di essi. Le estorsioni ottenute ai danni del cantiere della ferrovia Alifana, ad esempio, sono state gestite in società con il clan Mallardo, che opera nella zona a nord di Napoli, per il tratto di lavori compreso tra Giugliano (un comune del napoletano) e Aversa (nel casertano), mentre per la parte da Aversa a Piedimonte Matese la riscossione è stata curata solo dalla famiglia Schiavone che ha incassato oltre 100 milioni di euro. Tra le attività estorsive (numerosissime) poste in essere dagli affiliati al clan, di particolare rilievo è quella effettuata ai danni dei fratelli Orsi,
impegnati fino all’anno 2004 nella raccolta dei rifiuti solidi urbani nell’area Ce4 (Castel Voltuno, Mondragone, Grazzanise, S.Maria la Fossa), costretti a versare la somma di 125 mila euro. L’imprenditore Orsi è stato poi ucciso davanti ad un bar di Casal di Principe. I proventi delle tangenti venivano anche ripartite tra i clan a seconda delle zone geografiche d’influenza. Tra i beni sequestrati nel corso dell’operazione della notte scorsa, per un valore totale di oltre 100 milioni di euro, figurano 43 società, 134 immobili, 13 cavalli e oltre 30 auto di lusso. Per portare a termine le 31 perquisizioni, i sequestri, e il controllo di 165 indagati a vario titolo nell’inchiesta (prestanome, imprenditori, commercianti) la Guardia di Finanza ha utilizzato 540 uomini e 63 investigatori dello Scico.
emerge dal computer del capoclan Vincenzo, sequestrato nel corso della maxi-operazione di ieri.
Le indagini hanno preso spunto proprio dal ritrovamento durante una perquisizione eseguita presso l’abitazione di Schiavone Vincenzo, alias Copertone, di diverse liste riportanti, divisi per zona, i nominativi degli affiliati e rispettivi capi zona e lo “stipendio” percepito da ciascuno di essi. Le estorsioni ottenute ai danni del cantiere della ferrovia Alifana, ad esempio, sono state gestite in società con il clan Mallardo, che opera nella zona a nord di Napoli, per il tratto di lavori compreso tra Giugliano (un comune del napoletano) e Aversa (nel casertano), mentre per la parte da Aversa a Piedimonte Matese la riscossione è stata curata solo dalla famiglia Schiavone che ha incassato oltre 100 milioni di euro. Tra le attività estorsive (numerosissime) poste in essere dagli affiliati al clan, di particolare rilievo è quella effettuata ai danni dei fratelli Orsi,
impegnati fino all’anno 2004 nella raccolta dei rifiuti solidi urbani nell’area Ce4 (Castel Voltuno, Mondragone, Grazzanise, S.Maria la Fossa), costretti a versare la somma di 125 mila euro. L’imprenditore Orsi è stato poi ucciso davanti ad un bar di Casal di Principe. I proventi delle tangenti venivano anche ripartite tra i clan a seconda delle zone geografiche d’influenza. Tra i beni sequestrati nel corso dell’operazione della notte scorsa, per un valore totale di oltre 100 milioni di euro, figurano 43 società, 134 immobili, 13 cavalli e oltre 30 auto di lusso. Per portare a termine le 31 perquisizioni, i sequestri, e il controllo di 165 indagati a vario titolo nell’inchiesta (prestanome, imprenditori, commercianti) la Guardia di Finanza ha utilizzato 540 uomini e 63 investigatori dello Scico.
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