«Bravi, ci siete riusciti». Sorriso sulle labbra, come se non sapessero che ad attenderli c’è con ogni probabilità il carcere duro ed una serie di ergastoli, i tre superkiller dei Casalesi, a capo di una fronda di scissionisti che aveva dato il via alla strategia del terrore, si sono complimentati con i carabinieri che li hanno stanati ieri mattina, in due villette poco distanti l’una dall’altra. Alessandro Cirillo, Giovanni Letizia e Oreste Spagnuolo si nascondevano sul litorale, la stessa area dove hanno compiuto, secondo l’accusa, la strage di San Gennaro e vari altri omicidi e ferimenti negli ultimi mesi. L’area è sulla linea di confine tra i Comuni di Quarto e Giugliano. I tre killer erano armati fino ai denti, ma non hanno fatto in tempo a usare pistole e mitra all'arrivo dei Carabinieri. A carico di Spagnuolo e Cirillo i pm della Direzione distrettuale antimafia avevano emesso poco dopo la strage di Castelvolturno (un italiano e 6 africani uccisi) un provvedimento di fermo per strage. Appena 4 giorni dopo gli agenti della Squadra Mobile avevano arrestato Ferdinando Cesarano, presunto evaso agli arresti domiciliari per andare a commettere la strage. Il fermo è stato poi confermato dal gip. Per Letizia, invece, manca la prova di un coinvolgimento diretto, ma era comunque ricercato da tempo per associazione camorristica. Nel covo i carabinieri hanno sequestrato tra l'altro 2 kalashnikov e due pistole calibro 9x21, fucili a pompa e numerose munizioni. Potrebbero essere le armi usate per la strage di San Gennaro, lo stabiliranno le perizie balistiche. All'interno dei villini, tra il materiale sequestrato, anche pettorine con la scritta “Carabinieri”, paline del ministero della Difesa, passamontagna e parrucche. Non c'erano altre persone all'interno delle abitazioni e, secondo le prime ricostruzioni dei carabinieri, è probabile che i tre stessero lì da poco tempo. Sequestrate dai carabinieri anche moto e macchine che erano nella disponibilità dei tre latitanti. In particolare, due motociclette sono simili a quelle adoperate in omicidi recenti, compreso il delitto di Raffaele Granata a luglio scorso, titolare di uno stabilimento balneare che non voleva pagare il “pizzo”. Nelle due ville sono stati trovati anche quotidiani locali che raccontavano della strage di Castelvolturno e della morte dei due poliziotti morti durante un inseguimento a Villa Literno. Ma sono state trovate anche cibi di prima scelta come le aragoste, e poi computer portatili e televisori al plasma. Le indagini continuano per risalire ad eventuali coperture e fiancheggiatori dei tre latitanti. L'obiettivo del gruppo di fuoco sgominato ieri era chiaro: fermare tutti coloro che opponeva resistenza, tutti coloro che avevano intenzione di collaborare con le forze dell'ordine. È lunga la lista degli omicidi riconducibili all’ala scissionista di ex bidognettiani: il padre del pentito Domenico Bidognetti, l'imprenditore Domenico Noviello, uccisi entrambi lo scorso maggio, Michele Orsi, anche lui imprenditore, ucciso a giugno scorso, Raffaele Granata, titolare di uno stabilimento balneare del litorale domizio. Hanno anche preso parte agli agguati contro un gruppo di albanesi, nigeriani e in ultimo la strage degli immigrati a Castelvolturno e all’omicidio del titolare di una sala giochi Antonio Celiento. Per cena aragoste, spumante messo al fresco in frigo, mentre in dispensa chili di carne, salsicce, una vera e propria cornucopia per una latitanza che nelle loro intenzioni sarebbe stata molto lunga. Invece i carabinieri del Comando provinciale di Caserta hanno fatto terra bruciata attorno a Oreste Spagnuolo, Giovanni Letizia e Alessandro Cirillo, i tre presunti killer del gruppo di fuoco dei Casalesi, e all'alba di ieri sono entrati in azione in quelle due villette di via Cupa Reginelle e via Cupa del Sole, zona di confine tra Quarto e Giugliano. Una zona residenziale, con decine di villette a schiera unifamiliari e tra quelle case ultimate da poco, erano nascosti Oreste Spagnuolo, Giovanni Letizia e Alessandro Cirillo. Spagnuolo abitava da solo, in una villetta alla fine di via Cupa Reginelle. All'interno del covo i carabinieri hanno trovato un vero e proprio arsenale, ma anche chili di carne, decine di bottiglie di the al limone e, addirittura, scatole di semolino per bambini e biscotti Plasmon. Secondo i militari, quella roba è la dimostrazione che durante la latitanza, Spagnuolo avrebbe potuto ospitare la moglie ed il figlioletto. Quattro scalini e poi si accede all'angolo cottura, mentre sul retro affacciano le due camere da letto, trasformate da Spagnuolo in una sorta di deposito dove conservare cibo, armi, munizioni, pettorine false dei carabinieri, parrucche. A poche centinaia di metri, svoltata la strada, l'altra villetta immersa nel verde, divisa su due piani e con accesso al terrazzo attraverso una scala. È lì dentro che i carabinieri hanno fermato ed arrestato Giovanni Letizia e Alessandro Cirillo. Al piano terra i carabinieri hanno rinvenuto i famigerati kalashnikov che sarebbero stati usati nella strage di Castelvolturno. Fucili, proiettili e su un tavolino decine di dvd masterizzati di film hard e cd di musica napoletana. Un arredamento scarno, ma curato dal punto di vista tecnologico, con due televisori al plasma da 30 pollici, mentre al piano di sopra i due latitanti avevano camere da letto separate. I tre latitanti sono stati colti di sorpresa ed all'arrivo dei carabinieri hanno tentato di disfarsi delle pistole, gettandole in giardino, ma i militari hanno iscoperto tutto e li hanno arrestati.
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento