I Di Lauro sono tutt’altro che morti. Il clan dell’area nord che per mesi e mesi è salito alla ribalta della cronaca per i morti che ha mietuto nel corso della faida di camorra tra Secondigliano e Scampia sta tentando di riorganizzarsi. E lo avrebbe fatto con solide alleanza con clan non solo della Campania ma addirittura extraregionali. Altri affari, non solo la droga, probabilmente interessano i fedelissimi della cosca di Ciruzzo “’o milionario”. Secondo le ultime indagini della Direzione distrettuale antimafia pare che si sia stretto un patto con i Gionta di Torre Annunziata che a loro volta garantirebbero accesso ai Di Lauro tra i boss della ’ndrangheta calabrese e della mafia siciliana. Parrebbe questo un problema in più per il clan Amato-Pagano, ma la possibilità economica della cosca guidata dagli scissionisti è enorme e a sei zeri. Questo vuol dire che nulla può al momento disturbare i ras. Anche perché tutti i boss della cosca nemica sono in carcere. Paolo Di Lauro sciacciato dai 30 anni di carcere inflitti dalla quarta sezione penale del Tribunale di Napoli poi confermati in appello. Inoltre ha un altro processo per associazione camorristica. Poi c’è Nunzio che in primo grado per associazione camorristica è stato condannato a 20 anni. A settembre partirà il processo d’appello. Stessa sorte per Ciro e Marco che hanno incassato 14 anni di reclusione in primo grado e aspettano il processo d’appello. Storia a parte per Cosimo che è stato condannato per camorra a 15 anni ma ha in corso un processo per omicidio aggravato. Secondo la Procura e i pentiti è il mandante dell’omicidio della povera Gelsomina Verde. C’è ancora Salvatore, che fu arrestato quando era ancora minorenne ma già capace, secondo la Procura antimafia, di gestire i traffici di droga e una “piazza” di spaccia. È stato condannato dal Tribunale dei Minori di Napoli, con tutte le attenuanti del caso, a 10 anni di carcere. Infine c’è Vincenzo, l’unico dei fratelli che potrebbe presto lasciare il carcere. L’uomo, arrestato dopo un periodo di latitanza, dopo una scarcerazione choc provocata dal mancato invio di un fax al carcere di Torino dove era detenuto, ha incassato solo 8 anni di carcere e non ha altri processi pendenti. Ma chi realmente ha il potere nelle sue mani, chi realmente sta gestendo la cosca e gli affari milionari del padre e dei fratelli, è Marco. Il giovane è inserito nell’elenco dei trenta superlatitanti più ricercati d’Italia. Per lui è stato anche emesso un Mandato di cattura europeo che in caso di arresto all’estero potrebbe accelerare il procedimento di estradizione. Ma come consuetudine dei Di Lauro, gli investigatori credono che Marco si nasconda a Napoli, al massimo in provincia, per meglio gestire gli affari. Da qui la nuova ipotesi investigativa della Dda che i Di Lauro si siano riorganizzati con solide e vincenti cosche. Lo dimostrerebbero gli ultimi omicidi di Scampia e Secondigliano. Gli Amato-Pagano puntano a sotrarre tutti gli approvvigionamenti della cosca anche la “piazza” del “Terzo mondo”, storica roccaforte di “Ciruzzo ’o milionario” che durante la faida diventò anche il quartier generale del clan. L’omicidio del 20enne Ciro Maisto lo dimostra: il clan Di Lauro esiste ancora.
domenica 5 ottobre 2008
I Di Lauro sono ancora vivi: Patto tra loro, i Gionta e l'ndrangheta!
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Patto di droga tra i Di Lauro e i Calabresi
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