domenica 5 ottobre 2008

Le rivelazioni di Gennaro Panzuto:volevo riprendermi il rione Torretta uccidendo Alvino Frizziero.

«Fu io a sparare ad Alvino Frizziero per ucciderlo, ma lui se la cavò. Volevo riprendermi subito la Torretta e non attesi che facesse effetto la strategia decisa con i rappresentanti dei Misso, dei Licciardi e dei Contini». Il 22 aprile 2008 l’ex ras Gennaro Panzuto, passato dalla parte dello Stato a febbraio scorso, raccontò ai pm antimafia i retroscena del clamoroso agguato al rivale Alvino Frizziero, componente della famiglia della Torretta e anch’egli giovane emergente. «Gli accordi prevedevano che in assenza mia e di mio zio Rosario rimanessero i Frizziero e un gruppo di nostri ex affiliati che si erano avvicinati ai Frizziero data la nostra assenza; pur tuttavia quando noi fossimo usciti dal carcere ci saremmo di nuovo messi nella nostra zona e sarebbe stato compito dei Mazzarella tirarsi i Frizziero a Fuorigrotta con Zaza. Questo processo di “liberazione della Torretta” doveva essere indolore nel senso che io non dovevo compiere nessuna azione di fuoco contro i Frizziero. Era proprio questo che non potevo accettare sia per aver subito attacchi dai Frizziero sia perché non avevo sufficienti garanzie che quanto pattuito si sarebbe realizzato senza che io subissi conseguenze negative o attacchi anche alla mia persona. Che pertanto io ero assolutamente deciso a riprendermi tutta la mia zona attaccando i Frizziero e tutto ciò lo spiegai da subito ai portavoce dei Licciardi”. “Genny” Panzuto dunque non aspettò che maturassero i tempi. “Infatti organizzai l’agguato a Frizziero Alvino che avevo già programmato in carcere. Proprio questo Alvino Frizziero insieme a Carmine Cirella vennero a casa mia dopo la mia scarcerazione per rappresentarmi che erano loro a comandare ed io mi mostrai disinteressato fintamente a rimettermi in gioco nella zona. Ovviamente tramavo alle loro spalle e li volevo eliminare entrambi anche se poi concentrai l’obiettivo solo su Alvino Frizziero perché mi arrivò una lettera da mio zio Rosario che voleva salvaguardare Carmine Cirella perché nel frattempo si era chiarito con lo zio Giovanni Cirella che era coimputato in un processo con lui. Nel programmare questo agguato ho curato di non avere poi ritorsioni ottenendo l’appoggio dei Misso, in particolare di Nicola Sequino che parlava anche a nome di Totore Savarese, anche se io ho parlato solo con Nicola Sequino. Gli spiegai che mentre Carmine Cirella era effettivamente a loro legato, Alvino Frizziero diceva pubblicamente di far riferimento esclusivamente a Zaza e quindi ai Mozzarella. Già gli avevo fatto arrivare lo stesso messaggio, meno incisivo, tramite i miei cugini che sono di Materdei (Giovanni e Antonio Piccirillo detto passerotto), poi Nicola Sequino si fece accompagnare a casa mia da tale Peruzzo. Dopo questo agguato ebbi un altro incontro con Tonino ‘o biondo e Giannino faccetta i quali pensavano che io a quel punto mi sarei fermato ma io dissi loro che continuavo per la mia strada”. Panzuto continuò ad attuare una politica di buoni rapporti con i Mazzarella e con i Misso. “Innanzitutto venne da me Umberto Ponsiglione per dirmi che Alvino Frizziero se fosse uscito dall’ospedale sarebbe andato a Fuorigrotta da Totore Zaza (e così fu, quando Alvino Frizziero uscì dall’ospedale se ne andò insieme alla madre), che Totore Zaza era cugino di Mazzarella Vincenzo e che apparteneva a loro. Al che io risposi che ci eravamo chiariti e che Totore Zaza doveva rimanersene a Fuorigrotta senza più ingerenze o interessi economici alla Torretta che sarebbero entrati nella mia sfera di influenza, e così fu»

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