Era a cena con una quindicina di amici, spagnoli e napoletani, in un ristorante di lusso della cittadina spagnola di Plaja de Aro nella provincia di Girona. In tasca 48 banconote da 500 euro per un totale di 24mila euro. Quando ha visto i carabinieri entrare nel ristorante ha detto: «Siete stati bravi a trovarmi». È finita così la fuga di uno dei trenta latitanti più pericolosi secondo il Ministero dell’Interno. Patrizio Bosti, 49 anni, napoletano, elemento di spicco dell’omonimo clan camorristico, è stato stanato venerdì alle 00,20 in Spagna dai carabinieri del comando provinciale di Napoli insieme con i colleghi della Guardia Civil spagnola. Ricercato dal 2003, nel 2005 è stato condannato della Corte di Assise di Appello di Napoli a 23 anni di reclusione per il duplice omicidio dei fratelli Giglio, avvenuto nel settembre 1984 nell’ambito di una guerra di camorra tra il clan Contini e i clan Giuliano e Mazzarella. Scarcerato per scadenza termini, da allora fece perdere le sue tracce, anche quando l’anno scorso è stato raggiunto da un ordine di cattura per droga nel blitz denominato “Piazza pulita”. Considerato dagli investigatori uno dei camorristi più grossi di Napoli, non è un caso che si trovasse in Spagna. «Negli ultimi anni i latitanti più importanti sono stati tutti arrestati in Spagna. Perché è da qui che il traffico di droga viene gestito». Dopo l’arresto di Edoardo Contini e di Vincenzo Licciardi, Patrizio Bosti era diventato di fatto il reggente dell’Alleanza di Secondigliano. Inoltre, aveva stretti legami di parentela anche con i reggenti di altri clan come i Mallardo e i Lo Russo. A suggello della loro alleanza i tre capiclan Francesco Mallardo, Edoardo Contini e Patrizio Bosti avevano sposato tre sorelle. Ma c’è un particolare che apre nuovi scenari nella mappa criminale della città. Al momento dell’arresto il boss era con Elena Bastone, ex moglie di Ciro Giuliano, cugino di “Lovegino”, ucciso in un agguato il 15 marzo 2007 in via Sant’Alfonso de Liguori. Per gli “007” dell’Arma non ci sono dubbi. L’Alleanza di Secondigliano ha «messo le mani» su Forcella, quartiere di Napoli tra le roccaforti della criminalità, soprattutto per lo spaccio. E lo ha fatto con l’appoggio del clan in decadenza, decimato da faide e arresti. Era proprio la famiglia Bastone a coprire la latitanza del boss: alcuni membri erano al ristorante con il boss. Già in passato Patrizio Bosti aveva stretto un legame sentimentale con una del clan Giuliano. «Con l’arresto di Bosti - ha detto il comandante del reparto operativo colonnello Gerardo Iorio - abbiamo dato un duro colpo all’Alleanza di Secondigliano. Con Licciardi, Contini, Mallardo e Lo Russo detenuti, Bosti era diventato il reggente.
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