Con le ”piazze” di droga controllate quasi tutte dagli scissionisti e con la paura di finire ammazzati, la maggior parte dei trafficanti dei Di Lauro ha cercato nuove strade per continuare l’attività. Esodi massicci verso altre regioni del paese ma anche all’estero. E lo scorso 17 luglio
un’inchiesta condotta dalla Dda di Reggio Calabria ha scoperchiato un vasto traffico di stupefacenti che dai narcobazar dei Di Lauro arrivava nei depositi del clan Alvaro di Cosoleto, grosso centro reggino. Le indagini erano partite lo scorso anno da una intercettazione telefonica
a carico del boss Patrizio De Vitale, fedelissimo dei Di Lauro ammazzato l’anno scorso durante la faida. Nella telefonata il napoletano parlava con alcuni trafficanti di droga all’estero. Uno spunto che si è rivelato decisivo per arrivare all’emissione di 7 ordinanze di custodia cautelare, eseguite dai carabinieri nei confronti di altrettanti esponenti del clan Alvaro. Ma nel mirino, ma finora solo
a livello di “sospetti”, sono finiti anche alcuni pregiudicati napoletani di Secondigliano. Le indagini, iniziate dai carabinieri del nucleo investigativo di Napoli nel 2005 su un più ampio contesto riguardante la faida di Secondigliano, erano finalizzate ad individuare i canali di approvvigionamento dello stupefacente utilizzati dal clan Di Lauro per importare cospicui quantitativi da distribuire sul territorio nazionale. Un primo sviluppo consentì di individuare pregiudicati partenopei collegati ad un gruppo criminale calabrese, il quale poi si rese autonomo dai pregiudicati di casa nostra impegnati soprattutto nella terribile faida con gli “scissionisti”.
un’inchiesta condotta dalla Dda di Reggio Calabria ha scoperchiato un vasto traffico di stupefacenti che dai narcobazar dei Di Lauro arrivava nei depositi del clan Alvaro di Cosoleto, grosso centro reggino. Le indagini erano partite lo scorso anno da una intercettazione telefonica
a carico del boss Patrizio De Vitale, fedelissimo dei Di Lauro ammazzato l’anno scorso durante la faida. Nella telefonata il napoletano parlava con alcuni trafficanti di droga all’estero. Uno spunto che si è rivelato decisivo per arrivare all’emissione di 7 ordinanze di custodia cautelare, eseguite dai carabinieri nei confronti di altrettanti esponenti del clan Alvaro. Ma nel mirino, ma finora solo
a livello di “sospetti”, sono finiti anche alcuni pregiudicati napoletani di Secondigliano. Le indagini, iniziate dai carabinieri del nucleo investigativo di Napoli nel 2005 su un più ampio contesto riguardante la faida di Secondigliano, erano finalizzate ad individuare i canali di approvvigionamento dello stupefacente utilizzati dal clan Di Lauro per importare cospicui quantitativi da distribuire sul territorio nazionale. Un primo sviluppo consentì di individuare pregiudicati partenopei collegati ad un gruppo criminale calabrese, il quale poi si rese autonomo dai pregiudicati di casa nostra impegnati soprattutto nella terribile faida con gli “scissionisti”.
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