Aveva preso il posto del boss Giuseppe Pica, ammazzato il 14 marzo del 2007 assieme al guardaspalle Francesco Cardillo, nella gestione della ”piazza” di droga del rione dei Fiori, il famigerato ”terzo mondo”, ultimo baluardo del clan Di Lauro. Un posto importante ma anche pericoloso per Ciro Maisto, visto che gli scissionisti stanno tentando da tempo di conquistare anche l’ultima roccaforte di ”Ciruzzo ’o milionario" e figli. Un solo killer ha sparato un intero caricatore contro il capopiazza 28enne del clan Di Lauro massacrato mercoledì pomeriggio all’interno del famigerato rione di Secondigliano. È stato usato un revolver calibro 38 e sul selciato non sono stati trovati bossoli. Insomma, una vera e propria esecuzione portata a termine da distanza molto ravvicinata, che ha consentito all’assassino di colpire quattro volte il bersaglio alla testa e una volta al torace. Che Maisto si sentisse nel mirino da quando era stato scarcerato nel 2005 e da quando gli era stata affidata la ”piazza” del ”rione dei Fiori” si è avuta conferma anche dalle parole del fratello che si chiedeva perché fosse sceso in strada. Inusuale anche la scena del crimine, con pochissime persone in strada e soprattutto senza le solite scene di disperazione dei parenti. Assieme al fratello, infatti, in via I Misteri di Parigi c’era solo una zia, mentre la moglie del 28enne è rimasta a casa con i tre figli piccoli. Maisto non aveva documenti addosso e dall’abbigliamento si capiva che era uscito di casa di fretta, dopo una telefonata fatta da qualcuno di cui si fidava che ha organizzato la trappola mortale. È proprio su questo punto che i carabinieri del nucleo investigativo del reparto operativo di Napoli, con il colonnello Iorio e il capitano D’Aloia, stanno indagando. Diverse persone, tra cui la moglie di Maisto, sono state sentite per ricostruire gli ultimi minuti di vita del boss ammazzato. La pista più seguita è quella di una vendetta del clan Amato-Pagano per alcuni fatti di cui Maisto si era reso protagonista nel corso della guerra che dal 2003 al 2005 ha insanguinato le strade di Scampia e di Secondigliano e che non è mai finita, nonostante i vari accordi. Intorno alle 17, qualcuno di cui si fidava gli ha dato un appuntamento che si è rivelato essere una trappola mortale. Appena arrivato in strada, in via I Misteri di Parigi, il 28enne è stato raggiunto da una vera e propria pioggia di fuoco. Quattro colpi alla testa e uno al torace lo hanno freddato sul colpo mentre la gente che era in strada scappava via terrorizzata. Il boss Giuseppe Pica, che aveva ereditato la ”piazza” del rione dei Fiori direttamente da Cosimo Di Lauro dopo la sua cattura il 21 gennaio del 2005. Ma era diventato un personaggio troppo ingombrante e così fu decisa la sua eliminazione, con qualche colpa anche all’interno dello stesso clan Di Lauro. E anche in quel caso furono gli stessi amici a venderselo al gruppo avversario. Il 14 marzo del 2007 scattò il doppio agguato che costò la vita al capopiazza e al suo guardaspalle, il 36enne Francesco Cardillo. Pica, che era imparentato anche con i Prestieri, era in aperto contrasto con Ugo De Lucia e così venne lasciato solo, anche dopo che aveva cercato dei contatti con gli scissionisti. Il raid di morte scattò all’interno del ”terzo mondo” qualche minuto dopo le 13,30. Il commando di killer, in quattro in sella a due moto, esplose almeno sette colpi di grosso calibro contro il capopiazza appena sceso dall’auto del suo guardaspalle. Francesco Cardillo, sebbene fosse armato non potè fare molto per salvare il suo boss. Rispose al fuoco con il revolver che aveva con sé ma riuscì solo a guadagnare la fuga per circa 700 metri. E mentre un primo gruppo di killer finiva Pica (colpito già da cinque pallottole calibro 38 special al torace e alle spalle) con il classico colpo alla testa, esploso con una pistola semiautomatica calibro 9, l’altro
gruppo inseguì Cardillo fino alla zona conosciuta come “’a vinella”. Qui il 37enne abbandonò l’auto ed imboccò vico Lungo Ponte cercando di arrivare a casa. Ma i killer gli arrivarono alle spalle e lo
massacrarono. Una decina i colpi esplosi che non lasciarono scampo all’uomo, il quale non ebbe modo di rispondere al fuoco.
gruppo inseguì Cardillo fino alla zona conosciuta come “’a vinella”. Qui il 37enne abbandonò l’auto ed imboccò vico Lungo Ponte cercando di arrivare a casa. Ma i killer gli arrivarono alle spalle e lo
massacrarono. Una decina i colpi esplosi che non lasciarono scampo all’uomo, il quale non ebbe modo di rispondere al fuoco.
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