Il patto tra i boss Giuseppe Misso “o’ nasone” ed Eduardo Contini “o’ romano”, venne stipulato e fu il risultato di due incontri segreti, tenutisi in rapida successione. A distanza di anni a svelarlo è il nipote omonimo del ras del rione Sanità, collaboratore di giustizia come lo zio, che ha parlato anche del contenuto principale dell’accordo: la «non belligeranza tra il clan Misso che si faceva garante per i Mazzarella, storici nemici dei Contini e il clan Contini che si faceva garante per i Licciardi, storici nemici dei Misso». Ma, ha aggiunto “Peppe o’ chiatto”, «mio zio era comunque pronto a rompere questo patto se avesse avuto la possibilità di ammazzare Vincenzo Licciardi, obiettivo per il quale sarebbe disposto a perpretare stragi». Giuseppe Misso junior è stato molto chiaro in questo importante passaggio del suo racconto (fermo restando l’assoluta estraneità delle persone tirate in ballo nei fatti narrati fino a prova contraria). «Edoardo Contini e mio zio Giuseppe Missi giunsero ad un accordo di pace, siglato dopo l’omicidio Prota che avvenne nel 2001. Questo omicidio avvenne ai danni di esponenti del clan Licciardi, acerrimo nemico di mio zio Giuseppe Missi nei confronti del quale mio zio ha sempre nutrito propositi di vendetta per avere i Licciardi ed in particolare Vincenzo Licciardi ucciso la moglie Assunta Sarno. Mentre non aveva problemi con Edoardo Contini ed ha sempre pensato di utilizzare i buoni rapporti che si stavano instaurando con quest’ultimo contro i Licciardi. Invero dopo l’omicidio Prota fu proprio Edoardo Contini che fece giungere della ambasciate alla Sanità proponendo un incontro tra lui e Giuseppe Missi». Il pentito ha anche fornito dettagli precisi sulle riunioni per sancire il patto di non belligeranza. “Mio zio non si recò personalmente all’incontro che tuttavia favorì e vi furono ben due incontri; ad un primo andarono Ciro De Marino e Salvatore Bavarese, giacché Michelangelo Mazza che era stato designato da mio zio si tirò indietro; costoro si recarono ad un primo appuntamento nella zona di Volla, presso un capannone di costruzione o rimessaggio di barche ove ad attenderli vi erano Peppe ’o guaglione (Peppe Ammendola) ovvero Pauluccio o infermiere (Di Mauro Paolo), non ricordo bene chi dei due vi fosse perché mi è stato raccontato da Ciro De Marino. Da lì furono portati all’incontro con Edoardo Contini che all’epoca era già latitante. Edoardo Contini, per come mi è stato riferito dal De Marino, ha avuto parole di apprezzamento proprio per Ciro De Marino ed in quella occasione ha chiesto, come di dimostrazione di apertura nei suoi confronti, che Giuseppe Missi intercedesse presso i Sarno di Ponticelli affinché li potessero rimanere le donne del clan De Luca Bossa, che era alleato dei Contini. Da parte di mio zio la risposta fu positiva e fu comunicata in occasione di un secondo incontro che si tenne ad Arzano e al quale andò Vincenzo Troncone.
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