venerdì 18 luglio 2008
Arrestata Patrizia Licciardi: è la sorella del boss 'o chiatto
Soldi e quote di società in cambio di tranquillità o semplicemente “per non avere guai”. Avevano trovato un ottimo sistema per arricchirsi la sorella dei boss Licciardi di Secondigliano e il marito: coppia affiatata nella vita e anche nel “lavoro” evidentemente. Secondo gli investigatori (fermo restando la presunzione d’innocenza fino a un’eventuale condanna definitiva) avevano messo da molti anni sotto pressione un commerciante all’ingrosso di Arpino di Casoria, ma il sospetto è anche altri siano stati costretti a versare tangenti. A Terracina, in provincia di Latina, sono stati i carabinieri della compagnia di Casoria insieme a colleghi della stazione di Arpino di Casoria a eseguire al decreto di fermo emesso il 15 luglio scorso dalla direzione distrettuale antimafia di Napoli per estorsione con l’aggravante dell’articolo 7 della legge Falcone. Secondo l’accusa Eduardo Marano, 49 anni e Patrizia Licciardi, 41enne, avvalendosi della forza intimidatrice derivante dal legame con il clan Licciardi per ragioni di parentela, ricorrevano ad estorsioni anche per impinguare le casse dell’organizzazione malavitosa con base nella Masseria Cardone. Marito e moglie sono originari di Secondigliano ma da qualche temposi sono trasferiti a Terracina in via della Vittoria e proprio a casa sono stati bloccati e ammanettati all’alba di ieri. L’attività investigativa della stazione di Arpino di Casoria ha permesso di raccogliere elementi “inconfutabili” (secondo gli autori delle indagini ma naturalmente ora al vaglio della magistratura giudicante) a carico degli arrestati. I due, dal 2002 al giugno 2008, avrebbero partecipato all’attività di estorsione del clan Licciardi ai danni di commercianti ed imprenditori della zona. Questi ultimi, sottoposti a continue minacce e intimidazioni, per far fronte alle pressanti richieste erano costretti al pagamento di somme di denaro o ad alienare proprietà in loro possesso. Fino a quando un grossista, ridotto al dissesto finanziario e determinato persino a togliersi la vita, è stato convinto dai carabinieri a desistere dall’intento e a denunciare le angherie subite. L’uomo avrebbe versato nel corso del tempo all’organizzazione criminosa beni per più di 1 milione di euro. I due fermati (lei, incensurata, sorella di vincenzo “’o chiatto” e maria “’a piccolina”; lui già noto alle forze dell’ordine e ovviamente cognato dei ras) erano sotto osservazione dei carabinieri di Terracina, che stavano indagando per capire se volessero trasferire il modello criminale fuori zona. Ma non erano emersi indizi a loro carico sufficienti per un’altra misura restrittiva. I fermati sono stati trasferiti alle case circondariali di Latina e Roma-Rebibbia e nei prossimi giorni saranno interrogati dal gip.
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Il clan Licciardi della Masseria Cardone
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