martedì 22 luglio 2008

Arrestati due affiliati al clan Misso, ma il "pezzo grosso" Antonio Cardinale è sfuggito all'arresto

È accusato di associazione a delinquere di stampo camorristico e per questo due giorni fa è stato emesso un decreto di fermo nei suoi confronti. Si tratta di Antonio Cardinale, nato a Napoli il 21 ottobre del 1959 e residente in salita Moiariello al civico 13. I carabinieri non lo hanno trovato e per questo adesso lo stanno cercando. Due giorni fa sono stati invece arrestati Gennaro Gaeleota e Mariano Mirante. Quest’ultimo ha tre capi di imputazione: il 416 bis come affiliato ai Misso, il 416 bis come affiliato al clan Torino e il concorso in omicidio aggravato, quello di Vincenzo Prestigiacomo per il quale sono sotto processo il collaboratore di giustizia Salvatore Torino e il nipote Faustino Valcarenghi. «Antonio Cardinale come già detto cura tutte le estorsioni della zona della Sanità, utilizzando generalmente due o tre persone da me non direttamente conosciute, a volte anche qualche persona che gli mandavamo noi». Questo è quanto racconta Giuseppe Misso nel verbale del 17 maggio del 2007. Il collaboratore di giustizia tratteggia il profilo del ras che è sfuggito alla cattura da parte dei carabinieri. «Oltre alla estorsioni alle quali ho già accennato, quelle sui lavori a via Cirillo per i quali avevamo 20mila euro ogni due o tre mesi, quella sui lavori della metropolitana a Materdei, quelli di ristrutturazione di via Foria, quella sui lavori di consolidamento e di ristrutturazione di strade e palazzi di via Luigi Settembrini, in occasione della quale arrestarono anche un ragazzo di Tonino Cardinale, mi sembra si chiami Tonino ’o fanatico. Cardinale personalmente e su mio mandato chiuse una estorsione al figlio di “’o chiacchierone” il quale abita a Santa Lucia, ossia nella nostra zona per il tramite di Tonino Economico, ma a un ristorante a Cuma. Tonino chiuse l’estorsione per 30mila euro ed i soldi furono materialmente consegnati a Pasquale Ceraso che se li andò a prendere a Cuma, me li portò ed io poi sottrassi la somma di 5mila euro per Tonino Cardinale. Per individuare il chiacchiarone a cui faccio riferimento, preciso che si tratta di uno storico contrabbandiere e di persona molto ricca il quale ad esempio fu costretto da mio zio Giuseppe a versargli la somma di un miliardo di vecchie lire per compensare i precedenti finanziamenti che il chiacchierone aveva fatto con l’Alleanza di Secondigliano». Ma non solo perché a parlare del profilo di Tonino Cardinale c’è anche Pasquale Gatto, altro collaboratore di giustizia della cosca che ha rilasciato il 9 ottobre del 2007 le dichiarazioni ai pubblici ministeri della Dda che indagano sul malaffare della Sanità. «L’estorsione di 140mila euro ad un cantiere a San Giovanni Carbonara tra il 2005 e il 2006 è stata perpetrata un’estorsione ad un’impresa che, nella zona di San Giovanni a Carbonare stava realizzando dei lavori per la trasformazione di una scuola in un grande albergo. Ricordo che da un giorno vennero da me il custode di questa scuola insieme al responsabile del cantiere e mi dissero che era stato intimato il blocco dei valori e che era, dunque, in atto una estorsione».

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