martedì 22 luglio 2008

Le rivelazioni di Salvatore Torino sulle vicende interne ai Lo Russo

Mi allontanai perchè Antonio aspirava a fare il boss e il padre non voleva. «Ero pronto a scatenare una guerra con i Lo Russo» A parlare è Salvatore Torino, alias “’o cassusaro”. L’ex boss del rione Sanità in un verbale del 24 aprile scorso ha raccontato agli inquirenti della Dda i suoi passati criminali. Le sue dichiarazioni sono state inserite nel decreto di fermo che ha portato all’arresto di Mariano Mirante e di Gennaro Galeota. Racconta della sua affiliazione al clan Lo Russo e dalla sua dipartita alla Sanità. Ecco cosa spiega nello specifico. «Il mio ingresso nel clan Lo Russo si deve ai contatti che avevo con Lo Russo Domenico che abitava vicino a me a Marianella. Nel clan Lo Russo sono rimasto fino alla scissione avvenuta nel 1999 e mi sono occupato, quale affiliato, di tutte le attività criminali che si svolgevano, soprattutto omicidi e droga. Lei mi chiede quali sono i motivi che hanno determinato la scissione dal clan Lo Russo e io rispondo che il giorno prima dell’arresto in Spagna di Giuseppe Lo Russo che era latitante lui ci aveva indicato quali referenti nel clan e persone che avrebbero dovuto curare i suoi interessi e proseguire nella sua linea criminale. Quando parlo di noi mi riferisco a me, Ettore Sabatino, Spina Francesco, a Peppe “’o biondo”. Tuttavia Antonio Lo Russo, figlio di Giuseppe, voleva fare lui il capo e per questo stavano nascendo contrasti, soprattutto legati alla spartizione dei proventi illeciti. Arrivò anche a schiaffeggiare Francuccio, figlio di Ettore Sabatino, cosa che provocò la reazione del padre disposto a questo punto ad imbracciare le armi. Prima della vera e propria scissione con il nostro allontanamento da Secondigliano vi fu un po’ di freddezza con i Lo Russo, preparatorio della scissione nella quale noi avevamo riuniti attorno a noi, a Marianella, un nutrito gruppo di persone sulle quali potevamo contare. Avevamo avuto infatti l’appoggio dei Russo dei Quartieri Spagnoli, dei Tolomelli, di persone legate al clan Pezzella e a Ciccarela Antonio di Caivano, poiché quest’ultimo amico e nipote di Sabatino».
Le alleanze si sanciscono a colpi di mitragliette. Questo è quanto ha raccontato l’ex boss del rione Sanità Salvatore Torino che da alcuni mesi ha iniziato la sua collaborazione con la giustizia. «Per dimostrare la considerazione che io avevo alla Sanità e dal clan Misso, venne ucciso un ragazzo, un tale Enzo, da Maurizio De Matteo e Misso Emiliano Zapata, poiché questo ragazzo mi aveva fatto una sgarberia, volendosi rubare un mio motorino a sua volta rubato, che io avevo affidato ad un ragazzo della Sanità. Fu poi lo stesso Misso Giuseppe che accolse il nostro gruppo scissionista alla Sanità, essendo interessato alla nostra disponibilità a portare attacchi omicidi contro l’Alleanza di Secondigliano ed in particolare contro il clan Licciardi. Ricordo come significativo, in tal senso, un incontro sopra un terrazzo tra Giuseppe Misso, Ettore Sabatino, Michele e Savio Armento, al quale presenziai anche io. Già prima vi erano stati altri analoghi incontri fissati dal clan Misso per il tramite del mio suocero Ciro Beninato. Ricordo bene l’incontro sul terrazzo dell’abitazione di Umberto Misso perché ad un certo punto iniziò a volteggiare un elicottero e sapemmo che era stato ammazzato al mercato il nipote di Ettore Sabatino. So che questo omicidio è stato commesso da Antonio Lo Russo, figlio di Giuseppe e da Pompeo, genero di Salvatore Lo Russo. In risposta a questo omicidio, ma soprattutto per accreditarci definitivamente con il clan Misso, che richiedeva da noi la prova di aver tagliato i ponti con Secondigliano, commettemmo l’omicidio di Murolo che era dei Licciardi».

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