venerdì 11 luglio 2008

Sentenza per i Di Biase dei Quartieri Spagnoli

Per anni, i Di Biasi, all’indomani dell’uscita di scena della famiglia Russo, hanno gestito gli affari illeciti nei Quartieri Spagnoli. Ieri 8 Giugno , poco dopo le cinque, il giudice delle udienze preliminari della venticinquesima sezione penale del tribunale di Napoli ha firmato la prima sentenza di condanna che individua i Faiano come malavitosi. Dieci le persone ritenute colpevoli per i reati, contestati a vario titolo, di associazione di stampo mafioso e racket, 106 gli anni di reclusione complessivi stabiliti al termine del processo definitosi con la modalità del rito abbreviato. Una vittoria processuale che premia un lungo lavoro investigativo iniziato sulla scorta di intercettazioni telefoniche e poi arricchitosi dalle dichiarazioni rese da numerosi collaboratori di giustizia, molti dei quali ex gregari dei Di Biasi passati dalla parte dello Stato all’indomani della retata che nella primavera dello scorso anno azzerò la famiglia dei Quartieri Spagnoli la cui ascesa era stata benedetta, come raccontato dalle gole profonde, dai Mazzarella prima e dai Misso poi. Il pugno di ferro è stato usato nei confronti di Luigi Di Biasi, ritenuto il capo indiscusso del clan: nei suoi confronti sono stati disposti diciassette anni, nove mesi e dieci giorni di galera, una pena di non molto inferiore a quella proposta dal magistrato inquirente che sperava in una condanna a 20 anni. Severo anche il verdetto pronunciato per Renato Di Biasi, fratello di Luigi: 13 anni, 10 mesi e 20 giorni. Dodici anni, due mesi e venti giorni sono stati invece inflitti a Ciro Saporito, colui il quale si occupava del racket delle estorsioni per conto della cosca. Dopo di loro la pena più alta disposta è quella che ha interessato un collaboratore di giustizia: Raffaele Scala, il cognato dei Di Biasi, ha rimediato 11 anni e nove mesi per camorra con l’aggravante di capo e promotore. Poteva andargli peggio: il gup gli ha concesso l’attenuante prevista per i collaborati di giustizia, prendendo le distanze dalle conclusioni del pubblico ministero che per l’imputato aveva invocato 20 anni, chiedendo esplicitamente al giudice di togliere a Scala qualsiasi beneficio previsto per i pentiti e questo perché erano ancora in corso verifiche sulla sua attendibilità. Di pochissimo inferiore la pena emessa nei confronti di Luciano Boccia: undici anni ed otto mesi. Dieci anni invece sono stati disposti per Ciro Piccirillo, Sergio Parmiggiano e Massimiliano Artuso (questi ultimi due imputati anche nel processo di primo grado sul ‘voto inquinato’ delle elezioni amministrative della primavera del 2006). Pochi sconti a Giuseppe Scala, figlio di Raffaele Scala: gli sono stati inflitti 8 anni e 4 mesi e senza attenuanti della collaborazione con la giustizia, atteso che da ieri mattina il nipote dei Di Biasi non è più un pentito per volere dell’Antimafia. Sei anni e mezzo è la pena inflitta a Massimiliano Artuso, cinque anni è quella stabilita per Salvatore Scala, l’altro figlio di Raffaele Scala al quale è stato revocato lo status di collaboratore di giustizia. Una sola l’assoluzione disposta dal giudice: Salvatore Di Biase, nipote dei boss, è uscito pulito dal processo, le accuse contro di lui si sono rivelate infondate. Si chiude così il primo processo istruito a carico della cosca dei Faiano (sono in corso altri due filone, uno per omicidio ed un altro per camorra e racket che segue la strada ordinaria). Ci sarà un altro grado di giudizio: la difesa presenterà ricorso in appello non appena verrannodepositate le motivazionialla base della sentenza.

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