Era uscito dal carcere un mese fa , pregiudicato crivellato di colpi in un raid di morte al Parco Verde. Muore in una pozza di sangue Vincenzo Sinno, 39 anni, pregiudicato residente nel rione della 219 vicino al clan Pezzella. Ferito ed in gravi condizioni Vincenzo Valentino, incensurato, 24 anni, residente al rione Iacp, che accompagnava Sinno ed era alla guida di una fiammante Fiat Punto grigia. La loro partenza a bordo di quell'auto nel Parco Verde si è interrotta nella piazzetta centrale intitolata a Padre Pio ad un passo dal supermercato e alle spalle del bar. I primi soccorritori e quanti si sono affacciati e sono accorsi a verificare l'accaduto, hanno potuto osservare l'auto guidata da Valentino con al fianco Sinno bloccata con le ruote posteriori poggiate su un marciapiede con alle spalle uno spiazzo dell'isolato da cui l'autovettura stava per scendere. Sinno era caduto ad un passo dalla portiera crivellato di colpi, Valentino era ancora vivo e chiedeva aiuto stramazzato al suolo un po' più avanti sotto i colpi incalzanti del commando che credeva fosse morto e si è dileguato. La scena si è svolta ad un passo dall'isolato 4 C. L'ultimo proiettile esploso era ben distante da dove l'auto si è bloccata in una scia di colpi che ha forato frontalmente il parabrezza dell'auto con dei fori al lato del guidatore e del passeggero. Sinno che risiede proprio qui era appena sceso dalla sua abitazione e senza avere neanche il tempo di scambiare una battuta con il suo accompagnatore è stato freddato da un commando di fuoco. Almeno quattro, considerando i differenti tipi di pistola usati, i killer spietati che hanno scaricato gli interi caricatori di una 7 e sette e settantacinque, di una calibro trentotto, di una nove per 21 e qualche colpo di un kalashnikov. L'agguato potrebbe essere stato messo a segno da almeno quattro persone a bordo di motorini, considerando l'esigenza di una veloce fuga e di fare perdere ogni traccia in quello che è un vero e proprio labirinto di viuzze ed isolati. Un raid punitivo portato a termine solo a metà. Valentino è stato soccorso dagli uomini del 118 e accompagnato prima presso l'ospedale San Giovanni Dio e successivamente in un nosocomio salernitano. Sul posto sono giunti i carabinieri della Compagnia di Casoria. I militari hanno circoscritto l'intera zona e hanno effettuato i rilievi del caso. I colpi contati in terra sono almeno diciannove, quelli che hanno forato la carrozzeria dell'auto un'altra quindicina. I militari hanno ascoltato i familiari ed i presenti alla ricerca di eventuali testimoni scontrandosi con un muro di omertà ed hanno avviato le indagini del caso in quello che rappresenta la roccaforte dello spaccio. Sinno aveva sicuramente legami con la criminalità locale. Una tra le prime piste battute dagli inquirenti la possibilità che una volta uscito di carcere stesse tentando di riinserirsi nell'organigramma della malavita che vede il parco verde diviso in differenti il suo ritorno a casa. La sua volontà di riprendere a far parte di legami e accordi potrebbe essergli costata cara. Tutte ipotesi queste ora al vaglio degli inquirenti che tuttavia non escludono nessuna pista e stanno passando al setaccio la vita del pregiudicato morto cercando di risalire a fatti che gettino luce su l'ennesimo omicidio di camorra. Vincenzo Sinno era uscito di carcere appena un mese fa. Aveva scontato una condanna per estorsione, rapina e reati per droga. Questa la chiave di lettura di questo omicidio. Era residente al Parco Verde. L'agguato di stampo camorristico che ha portato alla morte del pregiudicato è incentrato sulla sua figura. Su tutti i suoi ultimi movimenti in quei trenta giorni d'aria dopo le sbarre. In questo mese potrebbe essere accaduto qualcosa che lo ha visto finire nel mirino della malavita locale. Uno sgarro, una richiesta di riprendere le attività legate al Parco Verde o semplicemente una scelta autonoma che ha visto la fine dei suoi giorni. Secondo le prime ricostruzioni potrebbe essere stato legato ad un clan dell'hinterland partenopeo la cui vicinanza potrebbe essergli costata cara. La vittima sarebbe stata vicina al clan Pezzella. Un legame che lo avrebbe visto finire nel mirino. Sinno non era armato così come non lo era il suo accompagnatore. Un segno che lascia pensare che l'uomo girava senza alcun dubbio di essere braccato. Nell'abitacolo dell'auto non è stato trovato un briciolo di sostanza stupefacente. Nulla che possa fare ricostruire una pista che conduca al movente. Eppure ora resta tra la vita e la morte l'unico testimone che ha visto la scena dell'agguato e che potrebbe fornire elementi utili alle indagini. Vincenzo Valentino è per ora l'unico che potrebbe tra l'altro fornire notizie sugli incontri e le frequentazioni dell'uomo. Di sicuro sapeva dove i due si stavano recando nell'immediato dopo pranzo di ieri e se avevano un appuntamento o un impegno. Le indagini nelle prossime ore e la possibilità di acquisire altri importanti tasselli potrebbero indirizzare gli inquirenti sulla giusta pista per la risoluzione dell'agguato.
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