venerdì 18 luglio 2008

Sequestrati i beni al ras degli Scissionisti Rosario Pariante

Si fa luce sui rapporti tra criminalità organizzata e gestione degli ormeggi nell’area di Bacoli e Baia. Quattro ditte attive nel settore sono state denunciate all’autorità giudiziaria e sequestrate perché operanti per conto di Rosario Pariante, esponente di spicco degli scissionisti di Secondigliano. L’operazione ha coinvolto 4 soggetti intestatari di tre società operanti nella gestione degli ormeggi e nella nautica da diporto, in particolare la ”D.N.B. Srl” di Bacoli, la ditta individuale ”D. C. di Pasquale Capuano”, situata a Giugliano in Campania, e la ditta individuale ”Gennaro Capuano” di Pozzuoli, per un valore totale di oltre un milione e mezzo di euro. I finanzieri del comando provinciale di Napoli, unitamente a personale del Servizio centrale di investigazione sulla criminalità organizzata, con il supporto della sezione operativa navale della guardia di finanza, stanno eseguendo provvedimenti di perquisizione e sequestro di beni ed attività economiche - emessi dalla Dda di Napoli - riconducibili ai Di Lauro. Nel corso delle investigazioni patrimoniali svolte dagli specialisti del Nucleo di polizia tributaria della Guardia di finanza di Napoli e dello Scico è emerso che Pariante, membro del clan passato poi al gruppo degli scissionisti nel 2005, durante la sanguinosa faida di Secondigliano, aveva esteso la sua influenza criminale sulle zone di Baia e Bacoli, dove stava scontando il periodo comminatogli di sorveglianza speciale. A fare luce sui rapporti tra Pariante e la famiglia Capuano di Bacoli, titolare di due delle aziende sequestrate e impegnati nella gestione degli ormeggi della zona nonché proprietari di un’impresa di demolizione nautica, le ricostruzioni dei finanzieri coadiuvati dal contributo offerto dalle dichiarazioni di Maurizio Prestieri e di suo nipote Antonio. I Prestieri, anche loro appartenenti al clan Di Lauro e poi passati agli scissionisti. Proprio loro hanno spiegato agli inquirenti che Vincenzo Capuano, meglio conosciuto nella zona come ”o’ piattaro” utilizzava le attività economiche della famiglia per operare a tutti gli effetti come prestanome di Pariante, un trucco servito finora per eludere le disposizioni in materia di prevenzione patrimoniale. Fondamentali, quindi, proprio le informazioni fornite alle forze dell’ordine dai Prestieri, collaboratori di giustizia dal maggio 2008: Un ”cambio di rotta” arrivato per Maurizio dopo una carriera criminale iniziata a 17 anni, sotto l’ala dell’amico-fratello Paolo Di Lauro. Da tre mesi, invece, racconta ciò che sa dell’organizzazione del clan e delle sue attività illecite. Ha tratteggiato la figura di Paolo Di Lauro, del suo ruolo primeggiante all’interno del gruppo. Di come erano organizzate le piazze dello spaccio e di chi fosse il gestore della cocaina, chi dell’eroina, chi dell’hashish. Ha raccontato insomma come viveva e si autofinanziava il clan che riusciva a produrre oro dalle vele, milioni di euro, dallo smercio della droga a pusher e narcos di tutta Italia. Ha tirato in ballo anche persone che attualmente non fanno parte del procedimento in corso dinanzi alla seconda corte d’appello del tribunale di Napoli. Ma il traffico di ingenti quantitativi di droga, ha rivelato il neo-collaboratore, è solo uno dei lucrosi affari della cosca guidata da Paolo Di Lauro. Dalle sue prime dichiarazioni sono emersi i nomi di chi gestiva i traffici di droga, chi quelli del contrabbando e chi invece le estorsioni milionarie: tra le attività del gruppo capeggiato da Paolo Di Lauro, ha confidato Prestieri, il contrabbando era gestito direttamente da Vincenzo Di Lauro, figlio di “Ciruzzo ’o milionario”; Vincenzo si avvaleva di un tale “Pierino”, che abitava in via Svizzera.

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