Latitante esattamente da quattro mesi, era partito ugualmente per le vacanze con la famiglia. Ma proprio questa circostanza ha permesso ai carabinieri di stanarlo e ammanettarlo, notificandogli il provvedimento restrittivo emesso nei suoi confronti il 25 marzo scorso. Secondo la procura antimafia (fermo restando la presunzione d’innocenza fino a un’eventuale condanna definitiva) Vincenzo Pirozzi “’o picuozzo”, pregiudicato 27enne di via Gradini Cinese nonché nipote del boss Giulio Pirozzi, è uno dei responsabili dell’omicidio di Salvatore Esposito detto “Cavolfiore”, il cui mandante sarebbe l’ex padrino pentito Giuseppe Misso “o’ nasone”. Il giovane è anche accusato di associazione camorristica per aver fatto parte del clan Misso, anche se oggi viene definito dagli investigatori “reggente dei Lo Russo nel rione Sanità”. Sono stati i carabinieri del Nucleo investigativo del comando provinciale di Napoli a catturare a Gaeta (in provincia di Latina) Vincenzo Pirozzi. È stato sorpreso in un appartamentino di via Bologna in compagnia della moglie e dei tre figli; non ha opposto resistenza e si è lasciato tranquillamente ammanettare. Sapeva di essere ricercato, ma è rimasto meravigliato che gli uomini dell’Arma lo rintracciassero proprio nel periodo di vacanza. A tirarlo in ballo nella ricostruzione dell’omicidio di Salvatore Esposito, avvenuto il 23 ottobre 1999, sono stati due collaboratori di giustizia che accusano anche se stessi e in parte, ancheuna testimone di giustizia: Carmela Marzano, che si trova in località protetta insieme con il marito pentito Luigi Giuliano, ex “’o rre” di Forcella. Ecco quanto hanno dichiarato, con la consueta premessa che le persone tirate in ballo devono essere ritenute estranee ai fatti narrati fino a prova contraria. Cominciamo da Giuseppe Misso senior, chiamato Missi dalla procura antimafia per un errore anagrafico. Il collaboratore di giustizia il 12 marzo 2008 ha raccontato prima il retroscena dell’omicidio di “Cavolfiore”, che fu una vendetta per l’agguato mortale costato la vita a Vito Lo Monaco, uno specialista in rapine di alto livello e killer di fiducia proprio del boss soprannominato “’o nasone”. Poi ha indicato i responsabili, dopo aver confermato che era stato lui il mandante, in Maurizio De Matteo (Frenna), Michelangelo Mazza e Vincenzo Pirozzi. «Quando sono uscito dal carcere, nell’aprile 1999- ha sostenuto Misso - trovando ospitalità presso l’abitazione di mio fratello Umberto, immediatamente ho iniziato a discutere anzitutto con Salvatore Savarese che bisognava al più presto pianificare e portare a compimento almeno tre omicidi: di Salvatore Esposito “cavolfiore”, Pasquale Cappuccio e Mario Ferraiolo. Avevo saputo da Sarno infatti, durante un periodo di comune detenzione, che la Cupola di Secondigliano aveva utilizzato informazioni precise passate da Pasquale Cappuccio, che aveva pure messo in contatto “cavolfiore” e “o’ francese” con Contini e la Cupola. Era stato così organizzato per attirare in trappola Lo Monaco, che altrimenti non sarebbe stato possibile ammazzare». Il 18 giugno e il 3 luglio 2007 Maurizio Frenna sostenne di essere l’esecutore materiale dell’omicidio. «A sparare fui io con una calibro 38. Vincenzo Pirozzi portava il ciclomotore e sul posto c’erano anche Michelangelo Mazza, Ciro De Marino, Salvatore Sequino, Gennaro Galeotta e Miranda Salvatore». Infine, il racconto di Carmela Marzano che il 24 ottobre 2003 permetteva di riaprire le indagini: «Mi trovavo casualmente in via Duomo e ho visto Maurizio “e’ cianella” (Frenna) uccidere Esposito».
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